Fiorentino Leone

 
Fiorentino Leone

nato nel 1923
Roma

8 Racconti

12.8 min
I genitori e le sorelle erano sani e salvi ma latri sedici membri della famiglia erano stati consegnati ai tedeschi e non sarebbero più tornati. L’esperienza ha pesato e pesa ancora. Quello che gli aveva dato la forza di resistere era stata la giovane età, il desiderio di vivere, la capacità di adattarsi al sistema concentrazionario, il desiderio di raccontare. E l’odio profondo per i nazisti e il nazismo. Ma Leone non è mai riuscita a reinserirsi a pieno nella società civile, in qualche modo sente di non essere mai uscito da quel campo maledetto, di essere rimasto lì. Quando nelle scuole si è cominciato a parlare ai ragazzi dello sterminio, Leone ha cominciato a raccontare la sua storia
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11.5 min
Dopo diverse ore dall’inizio della marcia arrivò la notizia che la guerra era finita. Ciò nonostante i soldati tedeschi, spararono sui prigionieri facendo una strage. Leone si salvò e riuscì a raggiungere una formazione partigiana. Fu rivestito e portato ad un treno che però non andava oltre Vipiteno: gli dissero che lì poteva chiedere aiuto ad una certa famiglia. Quando arrivò a casa della famiglia che lo avrebbe aiutato, gli chiesero se aveva 60 anni, Leone ne aveva appena venti. Il 7 maggio, quando sul fronte italiano venne formato l’armistizio, Leone era all’ospedale di Vipiteno. Riuscì ad arrivare a Roma il 27 maggio.
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16.4 min
A Danzica c’era una fabbrica per la produzione di sapone: il lavoro era di scaricare sacchi di materiali da costruzione per il completamento della fabbrica. Durante il lavoro era botte continue con scudisci e fruste. Ed era la lotta di tutti contro tutti per la sopravvivenza:il cibo distribuito non consentiva di vivere oltre due mesi. Era ottobre del 1944. Non fu la destinazione finale. Leone fu trasferito in molti altri campi e sottocampi che non riesce nemmeno a identificare. Poi a Dachau finchè non fu circondata dalle truppe alleate e allora vennero tutti potati via con i treni destinati alla eliminazione, la soluzione finale. Leone venne fatto scendere dal treno e cominciò la marcia della morte
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15.0 min
Leone è arrivato ad Auschwitz verso la metà di maggio del 1944. La prima selezione era subito scesi. Poi chi non andava direttamente alle camere a gas, dopo essere stati rasati, lavati e tatuati, si veniva immessi ai comandi di lavoro. Insieme al numero e alla divisa veniva consegnato un triangolo che per gli ebrei era giallo ma nel campo c’erano anche altre categorie, zingari, politici, criminali, omosessuali, ognuna divisa da reticolati. I politici erano quelli che riuscivano ad organizzarsi e a sopravvivere anche perché per loro, come per i russi, non c’erano le selezioni. Ma facevano lavori molto duri e la mortalità era comunque alta. I russi venivano spesso fucilati in massa sul bordo di fosse comuni che venivano riempite di legna e poi il fuoco. Leone è rimasto ad Auschwitz oltre sei mesi poi fu trasferito in un campo vicino Danzica dopo la rivolta del Sonder Kommando che fece saltare in aria il crematorio poco distante dalla zona dove il kommando di Leone lavorava. Furono trasferiti perché non ci fossero testimoni e fuga di notizie nel campo.
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13.1 min
Leone dell’arrivo ad Auschwitz, tra le altre cose, ricorda una donna in preda ad una crisi nervosa che gridava che puzzo di bruciato c’è nell’aria. Nessuno le detta ascolto ma tutti si accorgevano che il fumo acre e denso era sul campo come una cappa di piombo. Leone dopo pochi giorni fu mandato al commando d’acqua, un lavoro dove la mortalità era altissima. Il lavoro consisteva di raggiungere la zona paludosa, una volta raggiunta svestirsi, entrare nell’acqua alta più di un metro, piena di sanguisughe e tagliare dell’erba acquatica e portarla all’asciutto. Non aveva nessun senso ma ad Auschwitz non si lavorava per produrre, si lavorava, se si lavorava, solo per morire. Il lavoro rende liberi: così recitava la scritta all’ingresso del campo.
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15.1 min
Leone venne prima portato a Regina Coeli, poi al penitenziario di Castelfranco di Modena, poi a Verona. Qui riuscì a far avere notizie alla famiglia e a ricevere del denaro. Da Verona fu portato a Fossoli e da Fossoli, in carro bestiame, ammassati, dopo sette giorni di viaggio, ad Auschwitz. Leone ricorda i pianti dei bambini che erano atterriti.
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6.7 min
Pochi giorni prima dell’8 settembre, Leone, dopo la condanna, si trovava nel carcere di Frosinone che era sotto i bombardamenti. I detenuti avevano fatto richiesta di poter scendere ai piani bassi per poter essere più protetti. La richiesta non fu accolta. Scoppiò una protesta e le serrature delle porte delle celle saltarono. I deportati finirono per essere liberati. Leone prese il treno per tornare a Roma: era una tradotta piena di militari italiani che dopo l’8 settembre si erano trovati abbandonati dai propri ufficiali.
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10.4 min
Le vicissitudini di Leone sono cominciate con l’emanazione delle leggi razziali, quando lui aveva quindici anni. Centinaia di cittadini italiani di religione ebraica persero il lavoro; lui fu espulso dalle scuole e il padre che faceva il venditore ambulante a piazza Vittorio, perse la licenza e dovette adattarsi a tutti i lavori, anche i più umili per mantenere la famiglia dove c’erano oltre a Leone altre quattro sorelle più piccole. Leone fu mandato ai lavori obbligatori di sterro sulle rive del Tevere, sotto fiume, come si diceva. Leone scappava o non si presentava e cominciò a passare da un arresto all’altro.
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