Rocchi Flaminio

 
Rocchi Flaminio

nato nel 1913
Roma

6 Racconti

6.6 min
Sono nato austriaco in un ambiente molto internazionale, vivendo su un confine non ho mai pensato in termini nazionalisti. Poi sono diventato italiano. Poi sono diventato jugoslavo. Adesso sono croato.
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11.8 min
Mi ha commosso la storia dei sacerdoti uccisi, trentanove. I sacerdoti erano considerati oziosi e viziosi. Ricordo, tra gli altri, il giovane Vladimiro Budesich di famiglia croata, aveva studiato a Roma dai Gesuiti: sgozzato perché, in quanto gesuita, era considerato falso e anche perché era stato ascoltato dai tedeschi nel salvare un paio di famiglie croate e quindi evidentemente amico dei tedeschi.
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6.7 min
Una categoria dimenticata è quella delle donne. Fiume ha avuto 196 donne morte e ho visto donne profughe con forza e coraggio fare le file, andare per campi, Ricordo, tra le altre, Norma Cossetto, girava in bicicletta, fu presa, ventata e buttata nuda in una foiba. Buttato nella foiba anche il padre che la stava cercando. Ho conosciuto il suo professore, comunista, bravissimo, che le ha dato la laurea honoris causa. Quando è morto sono andato a Botteghe oscure alla camera ardente a nome di Norma.
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2.3 min
L’Istria è come un formaggio groviera. Ci sono circa 1700 caverne che sono state tombe facili. Vengono ancora usate negli scontri fra serbi, croati e bosniaci. Nessun giudizio politico, sono un frate che vede la sofferenza. Ho celebrato messa davanti alle foto di Stalin.
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8.6 min
"Il mio nome, che era slavo, era stato cambiato nel 29 dal fascismo. Ma noi eravamo di cultura italiana: in Italia c’era il cinema, nelle terre slave ci sembrava ci fossero solo i canti intorno al fuoco. Quando siamo arrivati in Italia , qui c’erano 4 milioni i disoccupati, e noi venivamo guardati male, tanto che molti hanno continuato il viaggio verso gli Stati Uniti o l’Australia. A Roma ci furono i campi profughi a Centocelle, a Cinecittà, alla caserma granatieri a Santa Croce in Gerusalemme, alla caserma dei bersaglieri a Trastevere, al forte Boccea"
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8.2 min
Da una parte si voleva ripulire la Jugoslavia dalle impurità italiane, dall’altra senza gli italiani sarebbero mancati i tecnici qualificati per l’industria e l’amministrazione. Così si respinse l’opzione di circa 15mila persone che hanno scelto la fuga clandestina. Molti sono scappati con la barchetta remi e la bussola da tasca. Una stria per tutte: un gruppo di giovanotti nel 1956 aveva cercato di scappare con la barchetta; scoperti, erano stati annegati. Solo un paio di anni fa un subacqueo li scopre mentre la famiglie da 50 anni si chiedevano ancora perché mai un massaggio dai quei parenti. Un altro gruppo era scappato con le barche con le lampare: appena buio le lampare erano state messe su piccoli galleggianti che avevano ingannato la polizia. Arrivati a Pesaro erano stati incarcerati perché la fuga clandestina prevedeva sei mesi di prigione
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