Crosignani e Luciano, ispirandosi alle esperienze delle comunità di Maxwell Jones e di Basaglia, si avviarono a vivere la quotidianità dell'esperimento del "reparto 5" e soprattutto la nuova realtà della malattia mentale, liberata dagli artefatti istituzionali, prendendo le distanze da molti predicatori che invece ritenevano finito il ruolo della psichiatria e perfino inesistente la patologia psichiatrica. La nuova realtà del reparto aperto pose una serie di quesiti, anche normativi, al fine di poter seguire efficacemente i malati anche al di fuori del manicomio. La necessità di dare risposte organizzative al nuovo corso della cura psichiatrica intrapreso a Torino, favorì la nomina di una commissione tecnico-amministrativa della Provincia. Questa, ispirandosi all'esperienza della psichiatria francese, decretò la nascita della psichiatria di  Settore, basata sul principio della continuità terapeutica, che spostava l’asse assistenziale  dall'ospedale psichiatrico, che doveva essere comunque  profondamente  ristrutturato, al territorio ove erano previsti ambulatori, centri diurni per la terapia occupazionale, laboratori per il lavoro protetto.                             
                            
                            
                                
                                              
                                    
                                    
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