Bartolomeo Manno
CERCATORE DI MEMORIA
                                            
                                                 Mi chiamo Bartolomeo Manno, siciliano, classe 1982. Mio nonno si chiamava Bartolomeo Manno, classe 1912. Eravamo diversi. Iddu (Lui),  contadino, “viddanu”, una moglie, 9 figli (di cui due morti in tenera età). Iddu, figlio di un tempo ormai perduto. Io, figlio del progresso e della velocità, di "un tempo dove le cose si apprendono leggendo, studiando faticosamente, perché l’esperienza diretta sembra perduta..." (Marco Lodoli, nella presentazione  Ritratti... Andrea Zanzotto, di Carlo Mazzacurati, Marco Paolini, Biblioteca dell'Immagine, 2001). Ho scoperto l’esistenza del Progetto “Banca della Memoria”, leggendo alcuni articoli, su quotidiani nazionali, in particolare quello di Walter Veltroni su La Repubblica del 18 Agosto 2008, in cui elogiava l’idea, concretizzatasi, di quattro giovani del Piemonte, in cerca di storie di vita quotidiana e non solo, dei nati prima del 1940, legate al nostro passato di italiani e valida per rafforzare la nostra identità. L’ho trovata subito interessante e ho ripensato a mio nonno e alle tante storie che mi avrebbe potuto raccontare (e io filmare), sulla sua vita di contadino, esperto venditore di bestiame, nelle fiere di paese (“disegnava” le aste, invece che scrivere i numeri, per contare i soldi); o di quando, subito dopo la 2° guerra mondiale, in un Paese tutto da ricostruire, anche ad Agira occorreva mettersi in fila per la razione giornaliera di pane e di altri beni di prima necessità, e lui, in un’occasione, si ribellò alla vigilanza, davanti al magazzino, per l’arroganza con cui gestivano i loro compiti. Ci ha lasciati nel 1998 e di lui ho solo pochi ricordi, trasmessimi da mio padre, nonché suo figlio. Ecco perché mi riprometto, ora, di non lasciarmi sfuggire eventuali occasioni, per raccogliere e consegnare alla Banca della Memoria altre storie e contribuire ad arricchire, nel mio piccolo, questo importante archivio di ricordi. Ho studiato e negli ultimi 4 anni ho lavorato come supplente di scuola primaria, nella provincia di Brescia.  Sono molto curioso e metto molto entusiasmo in ciò che faccio. Da ultimo, mi sono affezionato e mi fa da viatico, quando serve, al motto dello scrittore Gabriel Garcia Marquez, riportato in un suo libro del 2002: “La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.” Buona memoria a tutti!                                              
                                        
                                
                                Prigioniero dei tedeschi - parte seconda
                                
di Orazio Savarino
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                            di Orazio Savarino
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                                Ci avevano promesso l'Italia e invece .... - parte prima
                                
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                                                      di Orazio Savarino
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